Rocca dei Rossi di San Secondo
Località: Comune di San Secondo parmense, 18 km da Parma (PR)
Descrizione
Un meraviglioso viaggio tra favole e miti in Castello. La Rocca dei Rossi di San Secondo Parmense, prima fortezza medievale poi sfarzosa residenza rinascimentale, fu abitata da una delle famiglie più illustri del Parmense: I Rossi.
Conserva un impianto decorativo magniloquente, un autentico archivio illustrativo delle vicende di una tra le più importanti famiglie parmensi. All’interno della rocca si trova superba la Sala delle Gesta Rossiane teatro ancor oggi di suggestivi momenti del Palio delle Contrade e di rivisitazioni ricorrenti con i tantissimi personaggi di una Corte rinascimentale che ha fatto grande la storia del Borgo.
Suggestivo e unico il racconto, in 17 riquadri, dell’Asino d’Oro di Apuleio.
La Rocca dei Rossi di San Secondo custodisce interventi artistici di allievi di Giulio Romano, Baglione, Samacchini, Bertoja, Procaccini e Paganino.
La Storia
Da fortezza medievale a sfarzosa residenza rinascimentale, la Rocca dei Rossi ha ospitato una delle famiglie più illustri del Parmense, I Rossi. Gli interventi artistici di allievi di Giulio Romano, del Baglione, del Samacchini, del Bertoja, del Procaccini, del Paganino equiparano la Sontuosità della Rocca alle corti medicee e gonzaghesche, strettamente legate al casato di San Secondo, All’interno della Rocca superba la Sala della Gesta Rossiane; suggestivo ed unico racconto, in 17 riquadri, dell’Asino d’Oro; emozionanti gli allegorici modelli mitologici e fabulistici, questi sottolineati da pertinenti aforismi. L’Imponente apparato di affreschi è ancora oggi perfettamente conservato.
Rocca dei Terzi di Sissa-Trecasali
Località: Comune di Sissa-Trecasali (PR) (Precisamente Sissa) a 20km da Parma
Descrizione
La Rocca dei Terzi nel Comune di Sissa-Trecasali, con un Torrione alto 27 metri da cui si può ammirare la vista sulla campagna circostante, entra a far parte del Circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza il 1 Gennaio 2015.
La Rocca dei Terzi risale all’XI secolo. Gran parte dell’aspetto attuale della rocca è frutto di una ristrutturazione settecentesca che ha collegato l’antico torrione-mastio cinquecentesco con i corpi residenziale lateriali facendogli assumere l’aspetto di un palazzo signorile.
Dal 2015 – appena ultimati i restauri del torrione – è in programma l’organizzazione di visite guidate della torre per permettere ai visitatori di salire su quello che, con i suoi 27 metri, è il punto più alto del comune di Sissa Trecasali da dove si può apprezzare una bellissima visione aerea di tutto il nostro territorio. Tra le ipotesi di utilizzo degli spazi del torrione c’è anche quella di allestire nei vari piani esposizioni di documenti e opere che raccontano la storia della Rocca.
L’intervento di restauro comporta una spesa di 236mila euro, 150 mila dei quali giunti a Sissa tramite un finanziamento del dipartimento di Protezione Civile della Regione Emilia Romagna per coprire i danni subiti dopo il terremoto del 2008 e i restanti 86 mila a carico del Comune di Sissa Trecasali.
La Storia
Lungo un millenario tracciato storico il territorio di Sissa ha conosciuto momenti di fama ad altri di oblio, pur tuttavia sempre con una intensa vita civile, politica e culturale. I Terzi, i Simonetta, i Rangoni – famiglie dominanti in un lungo arco di tempo – si sono avvicendati nel possesso di un feudo non secondario nel quadro generale delle dispute militari e legali che hanno caratterizzato le lotte di predominio nel parmense dal Quattrocento all’Ottocento.
Ma fuori dall’asprezza delle contese i Signori di Sissa hanno lasciato, soprattutto nel centro storico, numerose testimonianze d’arte che si accoppiano con gli edifici monumentali della fede in un serrato confronto di funzioni e di stili.
Tanto c’è da vedere nel territorio del Comune di Sissa: dalla Rocca dei Terzi a Corte Sala, da Villa Simonetta nella frazione di Torricella di Sissa all’importante area rivierasca detta “Boschi di Maria Luigia” che sorge poco distante dal centro abitato di Coltaro, al mitico “ponte del diavolo” di Gramignazzo che nemmeno un bombardamento alleato durante il secondo conflitto mondiale è riuscito ad abbattere.
Trecasali invece oggi è un solo paese: n tempo invece si trattava veramente di 3 Casali che, pur essendo vicini, erano divisi in due dalla strada della “Ghiaiaia” ora Via Nazionale: di essi il Trecasali Inferiore apparteneva ai Simonetta di Castelbarco, mentre il Trecasali Superiore apparteneva al ramo parmense della stessa famiglia. Quanto il territorio di Trecasali fu smembrato da Sissa e da San Secondo, venne donato nel novembre 1400 da Filippo Maria Visconti a Bertramino e Gherardino Terzi.
La Rocca dei Terzi Probabilmente il castello a difesa del feudo di Sissa era già presente nell’XI secolo, forse conquistato dai Terzi all’inizio del Trecento, munito al punto da resistere anche ai tremendi assalti dei Rossi all’inizio del secolo successivo, ma non allo smantellamento voluto dalla Repubblica di Venezia in seguito al suo intervento a sostegno dei Terzi (1424).
Della costruzione primitiva venne mantenuto il mastio ma abbattute le mura, e ricostruito il tutto in chiave assai più residenziale nel 1440. La rocca subì saccheggio nel 1551 durante nuovi scontri fra Rossi e Terzi, che videro la prevalenza ancora una volta di questi ultimi, destinati a governare su Sissa fino al 1758.
Gran parte dell’aspetto attuale della rocca è frutto di una ristrutturazione settecentesca che ha collegato l’antico torrione-mastio cinquecentesco con i corpi residenziali laterali facendogli assumere l’aspetto di un palazzo signorile.
Il mastio conserva ancora l’aspetto antico, con caditoi e beccatelli; è scomparso il ponte levatoio; le parti settecentesche si notano negli inserimenti in cotto (finestre, fasce marcapiano, scalette, bugnati). Interventi di restauro recente sono avvenuti a livello della scala laterale a est (ricostruita negli anni ’50 del XX secolo) e lo scalone d’ingresso, che nel 1986 è stato completamente rifatto in cemento armato e legno.
All’interno si trovano vaste aule settecentesche con volte a vela e a crociera (una delle quali, con l’affresco del Giorno che scaccia la notte di Sebastiano Galeotti) funge da sala consiliare. Medaglioni ovali a soggetto mitologico corrono lungo le pareti dello scalone rifatto in marmo. Al primo piano si trova l’atrio con un Ganimede rapito sul soffitto. Il resto delle decorazioni sparse sono lacerti.
In una stanza è custodito un orologio esemplare di indiscusso valore, in ferro forgiato a due treni, restaurato e perfettamente funzionante: al tempo fu posto sulla torre e poiché a carica manuale richiedeva la presenza costante di un addetto. La campana dove batteva le ore è datata 1548 ma l’orologio è senza dubbio di parecchi anni più vecchio.
La Rocca Sanvitale di Fontanellato
Località: Comune di Fontanellato, a 19 km da Parma (PR)
Descrizione
La Rocca Sanvitale di Fontanellato si erge, incantevole, al centro del borgo, circondata da ampio fossato colmo d’acqua: racchiude uno dei capolavori del manierismo italiano, la saletta dipinta dal Parmigianino nel 1524 con il mito di Diana e Atteone.
All’interno della Rocca ancora intatto l’appartamento nobile dei Sanvitale.
Nella Rocca Sanvitale di Fontanellato visitabile l’unica Camera Ottica in funzione in Italia all’interno della quale un sistema di specchi riflette l’immagine della piazza antistante su uno schermo.
In una apposita ala del Castello da marzo 2015 è visibile lo Stendardo della Beata Vergine di Fontanellato ritrovato, il grande drappo in damasco rosso lungo 5 metri e alto 4 metri datato tra il 1654 ed il 1656. La sua forma e gli anni della sua esecuzione hanno fatto pensare anche ad un suo utilizzo come bandiera di nave – una Galera – capitanata da un nobile Sanvitale, come attestano alcuni documenti, che ha solcato il Mar Mediterraneo durante la guerra di Candia.
Il teatrino dei nipotini di Maria Luigia d’Austria al primo piano vi farà tornare bambini. La sfera armillare nella Sala da Ricevimento segna antiche coordinateo. Le armi esposte narrano un tempo di guerra, le ceramiche e i quadri un tempo di pace.
Leggenda narra si manifesti nel Castello il fantasma della piccola Maria Costanza Sanvitale, nipotina della Duchessa Maria Luigia d’Austria. La bambina, vocata alle belle arti, al canto e al ballo, morì all’età di 5 anni, 7 mesi e 7 giorni, lasciando disperati i genitori, i giovani Conti Albertina e Luigi. Alcune guide del maniero e alcuni turisti hanno udito passi, una voce di bimba a chiamarli ed hanno visto ombre, in due sale in particolare: la Sala del Biliardo e la Sala da Ricevimento.
All’interno della Rocca Sanvitale prendono vita le straordinarie Domeniche Magiche per famiglie e bambini, i laboratori creativi-didattici, mentre all’esterno il Centro Commerciale Naturale con 140 mercati e mercatini ed i negozi aperti anche nel weekend vi invitano a Corte!
Il Museo Rocca Sanvitale di Fontanellato, tra i primi in Italia, dà l’opportunità unica – al di fuori dei normali orari di visita del castello – di ammirare anche “in solitudine” la celebre Camera Picta, l’Affresco del Parmigianino da soli, o in coppia, seduti all’interno della stanza.
Rivivrete da soli quella sensazione che forse provava la committente Paola Gonzaga, sposa di Galeazzo Sanvitale, quando entrava all’interno di quel luogo così speciale dove meditava e rifletteva sul senso della vita attraverso le domande che le pareti affrescate pongono. L’idea è perfetta per chi ama stare parecchio tempo davanti ad un’opera d’arte da solo, per passare del tempo con se stessi o per chi vuole regalare ad una persona una esperienza speciale, unica, esclusiva.
La Storia
La storia dell’edificazione della Rocca Sanvitale può essere fatta risalire
all’anno 1124 quando venne eretta una prima torre di difesa da parte dei Pallavicino.
A tale periodo viene fatta risalire proprio la costruzione del mastio centrale della Rocca, che serve anche come porta di ingresso, oggi attraverso un ponte di pietra, originariamente attraverso un ponte levatoio.
Nel 1386 le terre di Fontanellato con la relativa Rocca, vennero cedute ai Sanvitale.
Nel 1404, il feudo venne trasformato in contea: fu in tale periodo che la Rocca di Fontanellato divenne una residenza signorile di notevole importanza.
La Rocca appartenne alla famiglia Sanvitale fino al 1948 anno in cui Giovanni Sanvitale la vendette all’amministrazione comunale.
Rocca Meli Lupi di Soragna
Località: Comune di Soragna, a 28 km da Parma (PR)
Descrizione
La Rocca Meli Lupi di Soragna è la splendida e fastosa residenza dei Principi Meli Lupi che ancor oggi la abitano. In provincia di Parma, dal solenne portamento sottolineato dai leoni settecenteschi all’ingresso, è corte vivace sotto il segno del lupo rampante azzurro in campo d’oro, come vuole lo stemma dinastico.
Stupende sale impreziosite da mobili e arredi del primo Barocco.
La Rocca conserva decorazioni a fresco e cicli pittorici di Nicola dell’Abate, Cesare Baglione, Ferdinando e Francesco Galli Bibiena. Grottesche e affreschi lungo gallerie sontuose e corridoi di specchi sono firmati da artisti di fama. Stupende la Sala del Trono e la Camera Nuziale, oltre agli arredi.
Attorno alla Rocca Meli Lupi spiccano il romantico giardino all’inglese con piante secolari, il laghetto con l’Isola dell’Amore, statue neoclassiche, serre e Cafè Haus.
La Rocca è a disposizione per banchetti nuziali in un’atmosfera elegante e raffinata, che rende veramente indimenticabile il vostro matrimonio. La fastosa dimora è cornice ideale anche per organizzare meeting e congressi di grande prestigio.
Leggenda narra che sia apparso in Castello il fantasma di Cassandra Marinoni, la quale morì assassinata: viene chiamata Donna Cenerina.
La Storia
Da seicento anni qui vivono i Principi Meli Lupi. La Rocca, voluta dai feudatari di Soragna, i marchesi Bonifacio ed Antonio Lupi, nel 1385, viene trasformata nel secolo XVII in splendida e fastosa residenza dei Principi Meli Lupi, che ancor oggi ne sono proprietari e la abitano.
Le sale della Rocca sono impreziosite da mobili ed arredi secenteschi, non mancano pure testimonianze di epoche precedenti.
Rocca di Sala Baganza
Località: Comune di Sala Baganza, 15 km da Parma (PR)
Descrizione
Scopriamo l’antica Residenza di caccia dei Duchi Farnese e Borbone alla Rocca Sanvitale di Sala Baganza.
Com’era tanto tempo fa un palazzo residenza di caccia? Lo potete vedere alla corte di Sala Baganza adagiata sulle prime colline dell’Appennino, presso il torrente Baganza. Ebbe un ruolo di primaria importanza nel sistema difensivo dei castelli parmensi: qui vissero conti e duchi per secoli, i Sanvitale, i Farnese, i Borbone. La Rocca Sanvitale di Sala Baganza, in provincia di Parma, è arricchita da un grande giardino settecentesco cintato da mura dell’epoca. Conserva al suo interno preziosi affreschi e stucchi, scenografie dove donne di cuori, cultura e congiure filarono destini e trame.
Dall’eroina Donella Rossi alla bella Barbara Sanseverino e la figliastra Eleonora, cantate da Tarquato Tasso, e poi la discussa Maria Amalia d’Asburgo Lorena e infine la Duchessa di Parma Maria Luigia, ospite nella dimora per un lungo periodo. Riaperta al pubblico nel 2003 ospita iniziative culturali e concerti organizzati all’interno del suggestivo Oratorio settecentesco dell’Assunta.
Meritano la visita gli affreschi di Orazio Sammachini, Ercole Procaccini, Cesare Baglione. Nelle cantine e nell’ex ghiacciaia della Rocca Sanvitale è stato allestito il Museo del Vino.
All’interno delle sale cinquecentesche della Rocca, visitabile in modo permanente la mostra di scultura di Jucci Ugolotti Sacro e Profano.
La Storia
La Rocca di Sala Baganza fu tenuta, sin dal 1258 e per oltre 350 anni, dai Sanvitale poi dai Farnese e dai Borbone.
Oggi la Rocca ha l’aspetto di un lungo parallelepipedo delimitato agli estremi dai resti di due torrioni.
Rocca Valle di Castrignano
Località: Valle di Castrignano (Langhirano) (PR)
Descrizione
La Rocca di Castrignano é una struttura storica di origine tardo-medievale posta sulla Via Longobarda, una delle direttrici della Via Francigena. Qui si produce da tempo immemore Parmigiano Reggiano di prima qualità. É possibile pernottare in una delle case del complesso architettonico, tutelato dalle Belle Arti e finemente restaurata, per vivere con gentilezza il territorio e il paesaggio dell’area a tutela paesaggistica dei monti Bosso e Sporno, e dell’area Mab Unesco dell’ Appennino Tosco Emiliano.
La Rocca di Valle di Castrignano è un intatto edificio di origine tardo medievale, datato tra le fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, al quale si affiancano – senza snaturare o modificare i volumi più antichi, costruzioni realizzate fino alla metà del Settecento, che caratterizzarono nella storia dell’architettura il passaggio da fortificazione a residenza. La presenza del torrione principale identifica il profilo del complesso architettonico, nel quale sorgono 4 case-torre. A queste si aggiungono altri edifici della stessa epoca, localizzati nel borgo alto e basso di Valle di Castrignano, mirabili esempi di questa tipologia, propria dell’Appennino settentrionale e quindi della fascia collinare e montana emiliana.
A partire dalla fine dell’Ottocento, con la costruzione del primo piccolo casello, la Rocca di Valle di Castrignano è caratterizzata dalla produzione di Parmigiano Reggiano ad opera della famiglia che tuttora la possiede: storia, paesaggio e attività agricola sono quindi per la Rocca un insieme inscindibile da sempre.
La Storia
Sulle origini storiche della Rocca di Valle di Castrignano lo studio è in corso. E’ stata di proprietà della famiglia nobile Cavatorta fino all’Ottocento per poi passare alla famiglia Campelli fino ai giorni nostri.
Nella Rocca è, infatti, conservato un ritratto del Dottore Fisico Domenico Cavatorta, eseguito dal pittore Bisoli nella Accademia di Parma nell’anno 1836 , durante la reggenza dell’Accademia da parte di Maria Luigia.
La Rocca deve la sua collocazione ad un ramo meno noto della Via Francigena, la “Via Longobarda” che si snoda fra le sue mura, utilizzata in epoca Medievale per collegare Parma attraverso Carignano, Monte Vetrola, Castrignano, Riano, fino al passo del Cirone e quindi alla Lunigiana e a Roma. Si configura quindi come presidio a tale direttrice e al territorio della Val Fabiola, dominata un tempo dal Castello di Castrignano, raffigurato nella Camera d’oro del Castello di Torrechiara e con il quale la Rocca si relazionava economicamente.