Di LGC Parma-Piacenza, 27 marzo 2023 – Quando si parla di “Barolo” corre subito alla mente il territorio delle Langhe. Le dolci colline piemontesi adagiate mollemente a contorno della più estesa provincia dedita all’agricoltura di tutta la penisola.
Nonostante la tradizione consacri il “Barolo” tra i vini dalla forte identità ma certamente non dei più semplici da apprezzare, il marchio è riuscito a affermarsi con forza nel panorama internazionale trascinando con sé le Langhe e le qualificate e accoglienti cantine.
Oggi il marchio “Barolo” è indissolubilmente legato al marchio territoriale delle “Langhe”.
Un processo sinergico che ha visto il coinvolgimento di tutti gli attori, produttori, trasformatori, organizzazioni professionali, Strasa e Museo del Barolo oltre alle istituzioni amministrative locali.
Una operazione di successo che continua a macinare primati e a mantenere viva l’attenzione al Barolo e al suo territorio.
E’ questo il motivo principale che ha spinto il GAL del Ducato, Parma-In e gli attori che si muovono nell’ambito dei progetti del GAL del Ducato che si muove nell’obiettivo di celebrare il “Mito della Malvasia” e il riconoscimento diffuso del territorio nazionale che meglio di ogni altro lo rappresenta.
Le province di Piacenza e di Parma sono quelle che producono il maggior volume al mondo di Malvasia di Candia aromatica (originaria dalla Grecia) e è indiscutibile la connessione tra la Malvasia e il territorio emiliano del nord ovest.
Un abbinamento che è intenzione di tutti gli operatori coinvolti di promuovere, consolidare e fare riconoscere come elemento di distintività qualitativa.
Nell’ambito del Progetto GAL dedicato alla Valorizzazione delle Strade dei Sapori e del Mito della Malvasia, il 2 marzo scorso è stato organizzato un incontro di scambio culturale con le istituzioni e gli attori delle Terre del Barolo.
Uno dei principali obiettivi della delegazione emiliana è di apprendere quali fattori siano stati attivati per ottenere i successi di immagine e commerciale accreditata alle Terre delle Langhe.
Idee da raccoglie nel tentativo di declinare una analoga esperienza nelle Terre Della Malvasia che l’areale tra Parma e Piacenza meriterebbe di essere riconosciuta a livello nazionale e internazionale, andando ulteriormente ad arricchire il patrimonio eno-gastronomico della Food Valley per eccellenza.
Erano 38 i professionisti e operatori di Parma e Piacenza che si sono dati appuntamento per la trasferta nelle Langhe in rappresentanza di strade, consorzi e operatori professionali.
A Giovanni Pattoneri (Direttore del GAL del Ducato), Francesca Rossi (esperta in marketing e coordinatrice del progetto – Parma-In), Lamberto Colla (Presidente di Parma-In, società cooperativa di Confcooperative Parma) erano anche presenti:
- Alessandro Cardinali Strada del Fungo di Borgotaro
- Mauro Lamoretti Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma
- Elisabetta Virtuani Strada dei Vini e dei Sapori dei colli Piacentini
- Piazza Maria Cristina (membro del CdA GAL del Ducato)
- Nubia Tagliaferro (animatrice del Gal Del Ducato)
- Giancarlo Gonizzi Musei del Cibo di Parma
- Alberto Spisni, Strada del Culatello
- Burgazzi Andrea, Strada del PO
- Tommaso Moroni Zucchi, Consorzio dei Vini Doc di Parma
- Marco Profumo, Consorzio Colli Piacentini Doc
Il primo appuntamento è stato presso la cantina MARRONE, accolti da Denise Marrone in località La Morra, componente del cda della Strada del Barolo e una delle tre sorelle che insieme al Padre Gianpiero conducono l’impresa che prende il loro nome.
Una qualità immediatamente percepibile è il perfetto ordine della cantina particolarmente adatta all’accoglienza dei gruppi. Ambienti particolarmente ricchi di finiture in legno, che fanno pendant con le botti di rovere destinate all’affinamento dei preziosi vini, montate su ruote per agevolare la rotazione della botte stessa; una modalità importata dai francesi, che consente di ridurre a un intervallo di un mese, invece che settimanale, l’esplorazione del vino in botte.
Durante la visita, tra una informazione tecnica e l’altra, Denise ha raccontato anche della Strada e del “Consorzio dei grandi vini delle Langhe”. Una informazione che ha avuto evoluzione naturale nell’ampia area destinata alla ristorazione, il miglior luogo per fare apprezzare i vini in abbinamento alle pietanze del territorio, luogo fortemente voluto dal capostipite, il nonno Carlo.
In questi spazi, si è anche proceduto , prima della narrazione dei vini in degustazione, alla consegna dei Funghi “della Strada del Fungo IGP di Borgotaro”, offerti da Luciano Sabini presidente del consorzio del Fungo e la documentazione di promozione dei progetti del GAL del Ducato, compreso il “Mito della Malvasia”, della cui consegna si è incaricato Giovanni Pattoneri direttore del Gal del Ducato.
La visita si è quindi conclusa con il pranzo allestito allo scopo di offrire un campionario delle tradizioni culinarie locali in accostamento con tre tipici vini locali, dal Bianco ARNEIS Langhe DOC “Tre Fie” (il nome è in onore delle tre sorelle Marrone), passando quindi al BARBERA “Carlot” (nome in onore del nonno Carlo), per concludere con il BAROLO “Bussia” 2018.
E’ una consigliera della amministrazione Comunale a accogliere il gruppo al Castello del Barolo, che ospita sia il Museo “WI.MU.” che l’ENOTECA REGIONALE DEL BAROLO, invitata a fare le veci della Sindaca, impegnata per lavori, istituzionali ha illustrato la storia del recupero del maniero avvenuto anche in forza della partecipazione diretta di tutti gli abitanti del paese (Circa 650 anime) che hanno integrato i finanziamenti ottenuti dal PS FERS dell’Unione Europea.
Alla rappresentante dell’Amministrazione Comunale è stato donato un altro tipico prodotto del territorio emiliano, il Parmigiano Reggiano e anche a Lei è stata consegnata la documentazione dei progetti GAL con l’invito ad accogliere nel territorio emiliano del GAL del Ducato una loro delegazione.
Il WI.MU. È uno straordinario, quanto originale, invito alla fantasia, realizzato dall’architetto francese FRANÇOIS CONFINO, uno fra i più apprezzati specialisti al mondo in allestimenti museali, il quale ha creato un percorso del tutto peculiare. «Non un luogo dove si apprende come si fa il vino, ma un luogo che parli del rapporto tra noi e “lui”».
Una similitudine con l’Inferno dantesco accompagna il visitatore dall’alto verso il basso dell’edificio ripercorrendo, tra arte, giochi e multimedialità, la storia evolutiva del mondo, delle società e quindi del “vino”. La visita è stata accompagnata dalla Direttrice di WI.MU., Alessandra Muratore.
Dal Museo all’ENOTECA REGIONALE DEL BAROLO il passaggio è diretto. L’accoglienza avviene dalla stessa direttrice, Cristina Grimaldi. Dopo lo scambio di rito con la consegna dei vini piacentini e delle documentazioni dei Progetti in corso del GAL del Ducato, la direttrice illustra la metodologia di gestione dell’Enoteca e i plus che hanno consentito di svilupparsi e progredire.
La sala di degustazione è attrezzata con una dispensatrice automatica di vino, caricata con ben 32 tipologie diverse di Barolo che di anno in anno vengono selezionate, da una commissione super partes.
Nonostante siano ben 11 i comuni che garantiscono la produzione del Barolo, a fare la differenza sono prevalentemente le qualità geo morfologiche dei terreni e gli impasti specifici nelle diverse percentuali di sabbia, argilla e sabbia/argilla che costituiscono le tre aree omogenee di produzione.
Una conformazione che si è venuta a creare nel tempo in ragione del fatto che le colline del Barolo sono nate per sollevamento del mare nel periodo miocenico terziario e sono ricche di calcare, ma la composizione del terreno è così varia che da tempo ormai si tende a suddividere l’area in zone nette e distinte, da cui provengono vini con caratteri ben definiti:
- l’Elveziano, ricco di marne grigio-brune molto compatte, cui appartengono i comuni di Serralunga d’Alba, Monforte e Castiglione Falletto con un Barolo strutturato, alcolico, più adatto a lunghi affinamenti in bottiglia;
- il Tortoniano, ricco di marne azzurre, meno compatte, cui appartengono i comuni di La Morra e Barolo, con un Barolo meno strutturato, di eccezionale finezza olfattiva e adatto a un affinamento in bottiglia più limitato.
L’incontro si è quindi concluso con la degustazione di tre campioni di barolo identificativi delle tre aree delle colline delle Langhe.
LINK Utili
https://www.enotecadelbarolo.it/il-barolo/la-zona-del-barolo/